fondazionepaoletti
15 feb 2022Tempo di lettura: 2 min
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“Non bisogna essere straordinari per fare cose straordinarie; ognuno di noi ha la capacità di cambiare le cose.”
Ha un’idea eccezionale: creare un organizzazione mondiale per sostenere i giovani nello sviluppo dei loro territori. Oggi, grazie alle possibilità che offre la rete e alla tenacia della sua protagonista questo progetto sta cambiando il volto del no profit. La connessione diventa un mezzo, un ponte attraverso il quale trasferire e acquisire, gratuitamente, competenze. Un progetto vincente iniziato con centocinquanta euro e un imperativo categorico: sognare un mondo diverso
Selene Biffi nasce a Monza nel 1982. Da sempre impegnata nel volontariato, si laurea alla Bocconi in International Economics and Management, frequenta un master in International Humanitarian Action e prende altri diplomi in Francia e negli Stati Uniti.
Partecipa come rappresentante italiana all’International Youth Parliament, un incontro tra centinaia di giovani che lavorano nel sociale. Qui tocca da vicino le esigenze, le urgenze dei suoi colleghi e le viene in mente un modo concreto per risolverle: fare formazione online, superando fusi orari e barriere pratiche. Così a ventidue anni fonda Youth Action for Change (YAC) la prima organizzazione internazionale per i giovani e gestita dai giovani. Unico requisito: idee e voglia di fare. Ragazzi dai quindici ai ventinove anni forniscono moduli di formazione peer-to-peer, ma vi sono anche dialoghi con esperti, campagne specifiche e networking. Da Mezzago l'intuizione di Selene fa il giro del globo, viene copiata negli Stati Uniti e riceve riconoscimenti importanti in tutto il mondo.
Oggi la piattaforma creata dalla Biffi è utilizzata da duemila e trecento utenti, in cinque continenti diversi. I contatti provengono soprattutto da paesi in via di sviluppo ma i tutor sono volontari sparsi in ogni parte del mondo. Il sistema dell’ufficio virtuale non soltanto rende fattibile la comunicazione tra i membri dello staff, ma si rivela un vantaggio logistico importantissimo per abbattere i costi.
Forse la novità dirompente di tutto ciò sta nel guardare al no-profit con occhi nuovi: “il sociale viene riconosciuto come ambito di talento, vale a dire come un’area professionale seria e non come una scelta di ripiego”.
La Biffi riceve per la sua creatura oltre venti premi internazionali, dall’Unicef, Oxfam, Consiglio d’Europa, fino ad illustrare l’intero progetto al Congresso degli Stati Uniti. Vanta collaborazioni con la Fao, l’ONU, l’Unesco, la Banca Mondiale, Amnesty International, Aegee e moltissime ong internazionali. Ma resta saldamente ancorata a due parole: educazione per agire.