fondazionepaoletti
15 feb 2022Tempo di lettura: 2 min
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"Ho lavorato tanto, davvero tanto, concentrandomi su quello che stavo facendo, senza continuare a pensare o a dire che volevo fare altro."
È oggi il più giovane direttore di quotidiani in Italia, probabilmente il primo a non aver conosciuto il piombo in tipografia e il ticchettio delle macchine da scrivere. È stato l’inviato italiano che ha marcato più stretto il candidato Obama, raccontando la sua marcia inarrestabile. E con un libro ha raccontato la propria tragedia privata: il padre ucciso dai terroristi quando lui aveva solo due anni, dopo una campagna mediatica che lo ha reso un bersaglio perfetto. Lo ha fatto con passione civile ed equilibrio. Ci vuole un grande coraggio per tirare fuori dal cassetto certe storie.
Mario Calabresi nasce a Milano nel 1970. Suo padre, il commissario Luigi Calabresi, viene assassinato per mano di terroristi rossi quando lui ha solo due anni, il fratello di mezzo ha un anno, quello minore è in gestazione e la mamma ha venticinque anni. Si iscrive all’Università Statale di Milano, dove frequenta prima Giurisprudenza e poi Storia. In seguito frequenta l'Istituto per la formazione al giornalismo Carlo de Martino di Milano. Nel 1998 è all’ANSA come cronista parlamentare, nel 1999 passa a Repubblica nella redazione politica. Dal 2000 al 2002 è a La Stampa, per la quale, da inviato speciale, racconta gli attentati dell'11 settembre 2001. Nel 2002 torna a La Repubblica come caporedattore centrale vicario, e dal 2007 è corrispondente per il giornale da New York, da dove racconta la campagna elettorale per la Presidenza del 2008, e in particolare l’irresistibile ascesa di Barack Obama. Nel 2007 pubblica Spingendo la notte più in là (2007), libro dedicato alle vittime del terrorismo in cui ricostruisce con commozione e al tempo stesso compostezza il proprio dramma familiare. Da questo libro è stato tratto uno spettacolo teatrale interpretato da Luca Zingaretti. Nel 2009, a 39 anni, l’editore John Elkann lo chiama alla direzione de La Stampa in sostituzione di Giulio Anselmi. Nello stesso anno pubblica il libro La fortuna non esiste. Storia di donne e di uomini che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (2009). Fra i premi giornalistici ricevuti nel corso della sua folgorante carriera, ricordiamo quello intitolato ad Angelo Rizzoli, ricevuto nel 2002 insieme a Francesca Senette e Andrea Galdi, nel 2003 quello intitolato a Carlo Casalegno e nel 2009 il Premio Ischia Miglior Giornalista dell’Anno. È sposato con Caterina Ginzburg, nipote di Natalia Ginzburg. “La mia ricetta?Lavorare tanto, lavorare davvero tanto. Se penso ai miei 30 anni, non mi viene in mente un cinema: ho sempre lavorato mettendo veramente tanta passione. E ogni volta concentrandomi su quello che stavo facendo. Il mio sogno fin da ragazzo era quello di fare il corrispondente dagli Stati Uniti. Ho un archivio sulle campagne elettorali americane cominciato nel 1984, quando avevo solo 14 anni. Ci sono poi arrivato che di anni ne avevo 37… Mi sono sempre concentrato molto su quello che dovevo fare, non ho continuato a pensare e dire che volevo fare altro. Penso sia importante darsi un metodo, fare le cose con passione e continuare a coltivare nel giornalismo i propri interessi, anche se non coincidono con quelli su cui si sta lavorando.”