Il diritto alla diversità e alla libera espressione personale è una delle conquiste più importanti della nostra storia, talmente prezioso che ancora oggi siamo chiamati a difenderlo tutti i giorni. Ognuno di noi è unico, irripetibile e, come hanno dimostrato i più avanzati studi neuroscientifici, la nostra capacità di imparare e di esprimere nuove capacità dura per tutta la nostra vita.
Ma allora perché non siamo sempre felici? Perché a volte ci sentiamo soli o “troppo diversi”? Che cosa ci realizza pienamente?
Giulio Giorello, filosofo e matematico che ricordiamo con grande affetto, sul palco di 21 Minuti 2011 ha dato a queste domande una di quelle risposte che non hanno bisogno di spiegazioni:
“La nostra unicità si realizza pienamente soltanto quando ci confrontiamo con l’unicità dell’altro. Solo maturando questa consapevolezza, l’individuo può riconoscere il suo diritto alla diversità ed è disposto in questo modo a riconoscerlo anche all’altro. Entrare in questa relazione con gli altri è l’unico antidoto alla solitudine, intesa pienamente come troncamento di ogni relazione con gli altri esseri umani, che oggi rappresenta nella società contemporanea uno dei rischi maggiori per l’individuo. È proprio questa tensione verso l’altro, con cui condividiamo passioni, speranze e timori analoghi, a spingere gli esseri umani alla convivenza e alla collaborazione.”
Quella di Giorello è una lezione preziosa e attuale di cui tutti dobbiamo far tesoro oggi in risposta a tematiche forti, come l’integrazione tra i popoli, i rigurgiti di razzismo, la solitudine crescente o l’aumento dei rischi per la salute mentale.
La realizzazione della nostra individualità sta nel riconoscimento di quella degli altri. Il valore della nostra unicità si esprime nel contributo che siamo in grado di dare al miglioramento del mondo che abbiamo ereditato perché, come afferma Giorello, è questo lo scopo per cui tutti siamo nati.
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