Di fronte alla portata delle attuali emergenze globali a livello ambientale, sociale, sanitario ed economico è comprensibile sentirci spaventati, troppo piccoli e incapaci di incidere. Ma il primo passo verso qualsiasi cambiamento è riconoscere la possibilità e la nostra capacità di agire: il seme di un futuro migliore è in ognuno di noi. Soltanto mettendo in campo ogni giorno la nostra parte migliore potremo vincere insieme la sfida, che è essenzialmente educativa e auto-educativa.
Oggi iniziamo insieme un percorso unico al mondo, ricco di storie, idee e strumenti concreti nati per ispirarci e incidere con il nostro agire quotidiano. Sono i Dialoghi sul Futuro, nati nell’ambito del progetto 21 Minuti. In 21 imperdibili incontri, speakers di fama internazionale incontrano Patrizio Paoletti, presidente della Fondazione, per mettere a fuoco soluzioni alle sfide più complesse e urgenti che l’umanità è chiamata ad affrontare oggi. Per tutto il 2022, due volte al mese, ci offriranno strumenti per rendere sempre più efficace e determinante l'impegno di tutti per un mondo nuovo.
Iniziamo subito da una domanda: qual è la vera chiave del futuro sostenibile? A rispondere nel primo Dialogo sul Futuro, Patrizio Paoletti e Margriet Sitskoorn, neuroscienziata di fama internazionale della Tilburg University.
Il salto evolutivo che ci attende è passare dall’Homo Sapiens-Sapiens all’Homo Sapiens-Verus, un essere veramente umano. Fino ad oggi l'uomo ha sviluppato enormi competenze tecnologiche, ma c'è ancora uno sviluppo nell'essere umano che non ha raggiunto la sua massima espressione: la capacità di amare. L’unica via per imparare a vivere in società complesse è superare l'interesse individuale fine a se stesso e comprendere che il bene personale non è slegato da quello collettivo. Ed è proprio questa la soluzione chiave per i problemi che ci troviamo ad affrontare oggi.
Nel dialogo, Patrizio Paoletti afferma che il primo passo da compiere è sviluppare un maggiore amore per se stessi, che diviene poi amore per la vita e si trasforma infine in compassione per gli altri. Amarci ci fa sentire rassicurati e grati per ciò che abbiamo, anche per questo momento storico con tutte le complessità. Questo apprezzamento profondo per la vita ci libera dal nostro bisogno continuo di essere riconosciuti e di affermarci a tutti i costi, anche a discapito degli altri. Soltanto fondando il nostro vivere sull’amore, la gratitudine e la compassione, adoperandoci per far sentire le nostre emozioni agli altri e per percepire le emozioni degli altri cambieremo paradigma e ci muoveremo verso la pace. Così, sottolinea Paoletti, non cambieremo soltanto il nostro modo di ragionare, ma creeremo nuove connessioni neuronali nel nostro cervello e in quello degli altri.
La neuroscienziata olandese conferma che il cervello è il nostro primo alleato per compiere questo passo evolutivo. Il cervello è plastico, un sistema aperto che cambia costantemente creando nuove connessioni tra i neuroni. Quando si modifica la sua struttura cambiamo anche noi, producendo un cambiamento nel mondo che ci circonda. Per farlo intenzionalmente dobbiamo nutrirlo con le informazioni che ci permettono di sviluppare ciò di cui abbiamo più bisogno per il futuro: la compassione e l'amore.
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