fondazionepaoletti
15 feb 2022Tempo di lettura: 2 min
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“Nessuno riesce a vincere sempre e dobbiamo fare in modo che nessuno perda sempre.”
Julio Velasco è una leggenda dello sport. Il suo palmares di allenatore è impressionante: ha portato in vetta tutte le squadre di pallavolo che ha allenato, sia maschili che femminili, in Argentina, Italia e Rep. Ceca. Con la vittoria, ci va a pranzo tutte le domeniche. Ma la vittoria ha diverse facce. C’è la vittoria più visibile, quella contro gli avversari. Poi quella contro le difficoltà esterne, le circostanze. E infine la più importante, contro noi stessi e i nostri limiti. Nessuna delle tre può essere raggiunta senza idee e senza ispirazione.
Julio Velasco nasce a La Plata, in Argentina, nel 1952. I primi contatti con la pallavolo avvengono ai tempi del liceo e dell’università (studi di filosofia), quando gioca ed allena selezioni giovanili, ma la carriera vera e propria inizia nel 1979 al Ferrocarril Oeste di Buenos Aires, con cui vince quattro campionati consecutivi. Nel 1982, come vice-allenatore della Nazionale argentina, vince la medaglia di bronzo ai campionati mondiali. Nel 1983 si trasferisce in Italia e due anni dopo inizia ad allenare la Panini Modena. Qui incontra alcuni dei giocatori che segneranno la storia del volley nel decennio seguente: Cantagalli, Bernardi e Lucchetta, e poi Vullo. Insieme al più esperto Bertoli, formeranno l’ossatura di una squadra capace di riportare lo scudetto a Modena e di vincerlo per quattro stagioni consecutive fino al 1989. Proprio in quell’anno passa ad allenare la Nazionale italiana. Ottiene subito l'oro ai campionati europei disputati in Svezia, il primo nella storia della pallavolo italiana. Ed è solo il primo di una lunga striscia di successi. Fino al 1996, quando Velasco lascia la panchina azzurra, l'Italia colleziona 3 ori europei, 2 mondiali e 5 vittorie nella World League. Artefici di questi successi sono, oltre ai nomi già citati, Zorzi, Giani, Tofoli, Gravina e Bracci. Questo straordinario gruppo di giocatori forma la cosiddetta generazione di fenomeni: la nazionale italiana di quegli anni verrà in seguito premiata come Squadra del secolo. Il talento dei giocatori non mette però in secondo piano la figura dell'allenatore, tanto che in quel periodo Velasco acquista notorietà anche al di fuori del mondo della pallavolo. Alcune sue espressioni, come gli ‘occhi della tigre’ per indicare lo sguardo grintoso che pretende dai suoi giocatori in campo, diventano celebri. Nel 1997-‘98 Velasco allena la Nazionale italiana femminile. Da una sua idea nasce il Club Italia, una squadra che consente alle giovani promesse di allenarsi tutto l'anno. Nel Club Italia militeranno Togut, Lo Bianco, Mello e Rinieri, campionesse del mondo nel 2002 in Germania. La popolarità di Velasco nel mondo dello sport è tale che viene chiamato come dirigente prima dalla Lazio e poi dall’Inter di Moratti. Nel 2001 torna ad allenare una squadra di pallavolo: la Nazionale ceca maschile. Nel 2003 rientra nel campionato italiano, trascinando la Coprasystel Piacenza alla finale scudetto. Nel 2006 passa alla Acqua Paradiso Gabeca Montichiari, che porterà nella stagione successiva a conquistare i play-off scudetto. Nel giugno 2019, dopo aver terminato la carriera da allenatore, viene nominato direttore tecnico del settore giovanile della Federazione Italiana Pallavolo.